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EDITORIALE

"La Lazio non sta facendo una riorganizzazione, ma un ridimensionamento".

Queste erano state la parole di Claudio Lotito lo scorso 8 luglio quando si era presentato il nuovo corso legato al nome di Marco Baroni.  Parole che erano riecheggiate altre volte lo scorso inverno quando le cose con l'ex tecnico del Verona sembravano dar ragione al Presidente della Lazio. Ma come dice un vecchio proverbio “le bugie hanno le gambe corte”. E' bastato, quindi, aspettare la conclusione della stagione per capire come il nuovo progetto tecnico fosse imploso in se stesso all'interno delle solite contraddizioni che caratterizzano la comunicazione del numero uno biancoceleste. I meriti che si era assunto nell'aver scelto la figura di Baroni sono stati subito dimenticati per far spazio alle colpe del tecnico che non è stato in grado di portare a casa il risultato minimo della qualificazione europea. Stavolta però quanto accade lontano dal campo non può avere altro responsabile se non la figura di Lotito che si è lasciato sfuggire di mano una questione della quale solo lui ha il controllo. I conti non sono apposto per fare acquisti, i parametri minimi richiesti anche per fare operazioni a zero non sono rispettati e la Covisoc alza il muro alle entrate ponendo di fatto una pietra tombale sulle tracotanti fanfare che avevano annunciato la “riorganizzazione”. 

IL RIDIMENSIONAMENTO 

Sembrano lontani i tempi in cui a giugno 2023 si festeggiava la qualificazione in Champions League della Lazio arrivata seconda in Serie A. Dopo soli 24 mesi siamo stati catapultati in una situazione in cui i tifosi devono diventare esperti contabili per capire fino a che punto la gestione di Lotito ha paralizzato il reparto tecnico della società. 

Non può esistere riorganizzazione se non si può fare “player trading” che era stato uno dei punti cardine del progetto sbandierato solo 12 mesi fa. In tutto questo caleidoscopio di notizie che non riguardano il campo ma materia da commercialisti il tifoso s'interroga con timore sul futuro di questa società. Siamo di fronte a crepe di una gestione stantia e preistorica che nel calcio moderno non ha modo di esistere. I paragoni fatti con il Napoli non trovano modo di esistere nel momento in cui i partenopei quando hanno preso Antonio Conte a fronte di cessioni importanti hanno poi reinvestito nel calciomercato 150 milioni di euro portando giocatori graditi al tecnico pugliese. Quello che è stato un vanto di Lotito di avere i conti apposto senza debiti si sta rivelando un boomerang che ha immobilizzato la Lazio e l'ha incatenata ad un destino che vede il progetto legato a risultati sportivi che sembrano sempre più difficili da raggiungere. Ormai non si guarda più a come sopravanzare i club che sono davanti per fatturato e per cifra tecnica, ma bisogna guardarsi dietro. Fiorentina e Bologna ci hanno sorpassato negli ultimi due anni a livello di risultati e c'è il pericolo concreto che in un prossimo futuro lo possano fare anche altri club. Soluzioni ci sarebbero a partire da quelle più ovvie come un rifinanziamento che però non sono mai state perseguite dalla proprietà Lotito. Se si voleva fare lo si poteva fare in tempi non sospetti tanto da non arrivare con l'acqua alla gola in questo momento. In questa centrifuga tra delusione e timore che i tifosi vivono arrivano inopportune le parole di Lotito.

“La squadra c'è. Ho preso Sarri per far rendere tutti al massimo”.

L'arrivo di Sarri non può diventare fumo negli occhi per i tifosi per nascondere le magagne di una rosa inadeguata al rilancio di una squadra che viene da due settimi posti. Frasi che mettono in difficoltà anche il tecnico al quale verrà chiesto di certo se era a conoscenza di questa situazione al momento della firma. Non servono parole in questo momento, ma fatti che portino alla risoluzione dei problemi. 

LA "MALA GESTIO"

Al momento però tutto tace da Formello ed in questo momento l'illusoria riorganizzazione ha lasciato il passo ad un conclamato ridimensionamento. Il tutto però stavolta non potrà essere addebitato a colpe di direttori sportivi, allenatori o giocatori, ma solo ed esclusivamente alla “mala gestio” di Lotito.

 

 

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