Lazio, Gravina smentisce Lotito: "Tre milioni per sbloccare il mercato? Siamo seri, tutti conoscevano le regole e anche Lotito le ha votate quindi..."
Dalle pagine del Corriere dello Sport arrivano le parole del Presidente della FIGC Gabriele Gravina che ha parlato anche della situazione legata al blocco del mercato della Lazio smentendo la ricostruzione di Lotito.
Presidente, mentre lei tenta di stringere le maglie le società continuano a vivere al di sopra delle loro possibilità.
La chiave è la sostenibilità, purtroppo confusa con il concetto di crescita senza limiti. Valore della produzione e costo del lavoro devono andare d’accordo. Non vuol dire che non puoi spendere, ma che si può fare mettendo delle risorse. In Bundesliga da 18 anni il 90% delle società chiude in utile.
Togliamoci il dente: chi è il responsabile del blocco del mercato della Lazio?
È mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati. Così si è arrivati al blocco totale.
Bastava davvero che Lotito mettesse tre milioni?
Ma dai, siamo seri. Se andiamo dietro alla demagogia non ne usciamo. Gli indicatori sono oggettivi e sono stati approvati a marzo del 2024. Tutti conoscevano le regole del gioco e anche Lotito le ha votate.
Ora l’indice di liquidità non conta più come prima.
Guardate, io sono sempre stato per l’indice di liquidità ammissivo: se non rispetti il rapporto tra attività e passività correnti, non ti iscrivi al campionato. Era a 0,5, noi lo abbiamo portato a 0,6 quando nell’economia di mercato già 1 è un fattore di rischio. La Lega ci portò in tribunale. Oggi è evidente che il mondo del calcio viva momenti di fibrillazione finanziaria. E va dato merito a chi ricorre alle proprie finanze.
È stata la Serie A a chiedere il costo del lavoro allargato come parametro?
Sì, perché è un indice Uefa.
Oggi però questo indicatore preoccupa i club.
Pensate, noi l’abbiamo appena portato al 70% e non è stato facile. Partivamo da 90, poi 80. Più è basso più ci avviciniamo alla sostenibilità. In Germania da anni è al 50%.

