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EDITORIALE - La Lazio esce con le ossa rotte dallo Stadio Arechi dove perde oltre ai tre punti quel clima di composto ottimismo che aveva accompagnato le ultime uscite della squadra biancoceleste contro Feyenoord e Roma. Tutto d'un tratto si sono materializzati i fantasmi di una stagione anonima e di un'involuzione generale senza precedenti. La squadra arrembante e cattiva che avevamo ammirato la scorsa stagione evaporata in meno di due mesi. Non basta la cessione di Milinkovic per spiegare cosa non stiamo vedendo in campo. 

Il grido d'aiuto di Sarri 

Al termine della gara Sarri che è il maggior responsabile di questa situazione si è assunto le responsabilità paventando anche le dimissioni. "Se nei prossimi giorni valuterò che è colpa mia sarò il primo a prendere la decisione di andare via parlando con il presidente"  ha detto in conferenza stampa senza mezzi giri di parole. Schietto e diretto come è necessario in queste situazioni senza accampare inutili scuse. Una frase che ha scatenato subito gli umori della piazza che a gran voce credono che il problema possa risiedere solo nel tecnico. 

Agli occhi di chi vi scrive quello che però più ha destato attenzione è stata la vera e propria richiesta d'aiuto di Sarri nei confronti della società ed in particolare del Presidente Lotito. "Io interverrei in maniera pesante, non sono fautore dei ritiri ma farei qualcosa per rompere l'inerzia. La squadra ha perso personalità, iniziativa". L'interrogativo da porsi in queste situazioni è se questa frase sia dovuta al fatto che Sarri non ha più in mano lo spogliatoio ed i giocatori non lo seguono più allora l'esonero o le dimissioni sono l'unica soluzione. Ma se, invece, dietro questa mancanza di prestazioni si nascondesse un “germe” ancora più subdolo di quello dell'anno scorso apparso dopo la scoppola contro il Midtyjlland allora la necessità è scovarlo all'interno di un gruppo che maschera molto bene le sue fragilità dietro la figura di Sarri. 

Il silenzio assordante di Lotito

In questo clima da Formello o da Villa San Sebastiano tutto tace. Nessun commento dopo la gara e nessun rumors che esce dagli spifferi delle finestre delle segrete stanze che spesso però si sono aperte quando serviva fare proclami. Un velata assenza che speriamo non significhi immobilismo. C'è da agire ed al più presto per quanto riguarda diversi ambiti. Il primo di certo è prendere una decisione sul tecnico a stretto giro. Dare manforte a Sarri se si decide di proseguire con lui mettendo con le spalle al muro i giocatori che hanno una parte importante di responsabilità insieme al tecnico. Bisogna poi andare ad intercettare attraverso gli uomini maggiormente rappresentativi le ragioni di questo scadimento di performance. 

Infine e non per ultimo bisogna alzare la voce in maniera energica nei confronti di una classe arbitrale che in questa stagione sta avendo un atteggiamento ondivago nei confronti della Lazio. Il mancato rosso a Gyomber è solo la punta di un iceberg che ha visto cartellini gialli sventolati a iosa nei confronti dei giocatori della Lazio alla minima protesta. Al tempo stesso chiunque gioca contro la Lazio è munito di una sorta di immunità che lo rende quasi intoccabile se non in caso di gravissime scorrettezze. L'orrore di Prontera che ha avuto bisogno del Var per dare un rigore solare e che poi non ha avuto la personalità per mandare negli spogliatoi il difensore centrale della Salernitana non sono più accettabili. Anche da queste piccole cose si vede il lavoro della società che deve per forza agire su ogni fronte e farlo anche in fretta. 

L'analisi del giorno dopo di Augusto Sciscione 

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