Lazio, Isaksen si confessa: "Mononucleosi? Stavo impazzendo a guardare il soffitto, era come essere tornati ai tempi del Covid..."

Arrivano dai microfoni di sport.tv2.dk l parole dell'attaccante della Lazio Gustav Isaksen che ha parlato della sula malattia e della convalescenza fino al ritorno in campo.
L'ISOLAMENTO
Stavo impazzendo a stare sdraiato e a guardare il soffitto per quattordici giorni senza sapere quando sarei potuto tornare alla mia vita normale. All'improvviso, dopo un allenamento, ho sentito che il mio corpo era completamente distrutto, così sono andato a farmi fare un massaggio nella speranza che potesse rilassarmi un po'. Ma mentre ero sdraiato sul lettino, ho iniziato a sentire un freddo pazzesco. All'inizio il medico pensava che fosse solo un mal di gola, ma poi mi sono sentito sempre peggio.
LA SCOPERTA DELLA MONONUCLEOSI
Quando è arrivato l'esito degli esami, sono stato messo direttamente in isolamento per due settimane nel centro sportivo della Lazio, dove sono stato costantemente monitorato da un medico. Sono stati tutti molto attenti perché temevano che potessi contagiare i miei compagni di squadra, quindi non hanno voluto correre alcun rischio. Sono stati giorni difficili, durante i quali mi è venuta anche la febbre e mi si è gonfiata la gola, tanto che quasi non riuscivo a deglutire.
LA VICINANZA DEGLI AMICI
In tanti mi hanno scritto e mi hanno anche chiamato per salutarmi, all'inizio è stato difficile. Tutti avevano paura che potessi infettare qualcuno, per questo siamo stati lontani. Era come essere tornati ai tempi del Covid, ero completamente solo. Sono stato davvero molto male, poi quando la febbre ha iniziato a scendere e mi sono sentito meglio, ho pensato che fosse finita. Invece non era assolutamente così. A quel punto volevo solo tornare a casa, così ho concordato con la Lazio che mia madre potesse venire da me. Il fatto che lei fosse con me mi ha aiutato tanto. Ma comunque dovevo stare lontano dai miei compagni della Lazio, c'era ancora la paura di un contagio.
IL RITORNO IN CAMPO
È stato un lungo conto alla rovescia, perché vedevo che la stagione si avvicinava e che tutte le amichevoli venivano giocate senza di me. Si pensano tante cose quando si sta a casa da soli a guardare. Alcuni giorni mi mettevo sul balcone e salutavo con la mano Oliver Provstgaard, che ogni tanto si avvicinava un po' di più per parlare un po' con me. Nient'altro. Tornare a giocare è stato davvero bello. Il mio grande sogno è quello di partecipare con la Danimarca a una fase finale di una grande competizione internazionale, mi ha fatto male vedere le prime due partite di qualificazione ai Mondiali che si avvicinavano sempre di più.
LA NAZIONALE
La Lazio a settembre ha pensato fosse meglio rimanere a Roma durante la sosta e sfruttare quel tempo per recuperare fisicamente e lavorare dal punto di vista tattico con Sarri. È stato il club quindi a dirmi cosa fare, non potevo fare molto anche se volevo tornare prima a giocare con la Danimarca. Ovviamente con la Lazio in queste prime partite avrei voluto giocare di più: adesso mi sento in buona forma, negli ultimi giorni ho fatto davvero tutto il possibile per tornare al meglio. Non vedo l'ora di tornare in Nazionale.