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Dalle pagine de Il Messaggero arrivano le parole di Luis Alberto che ha commentato l'inizio dio stagione della Lazio ed il derby contro la Roma che è alle porte oltre a evidenziare alcuni ricordi della sua esperienza in biancoceleste. 

Luis Alberto, quella foto con Milinkovic Savic è stata per cuori forti…

Non ci vedevamo da tanto. Con Sergej siamo molto amici. Abbiamo parlato della famiglia e di come si sente in Arabia. È felice, ma quest’anno gli scade il contratto. Può ancora giocare dove vuole.

Com’è stato ritrovare Inzaghi? 

Per me è come un padre, una persona fantastica. Così come Ripert, Cecchi e gli altri dello staff. Abbiamo vissuto un periodo bellissimo alla Lazio. 

Lui e Tare hanno creduto in lei… 

Alla fine del 2016-17 volevo trovare un’altra possibilità visto che giocavo poco, ma sia Igli che Inzaghi mi dissero che dovevo rimanere perché sarei stato importante. Alla fine è andato tutto secondo i piani.

Subito la Supercoppa vinta contro la Juventus…

Quella gara ha cambiato la mia storia. Lì giocai trequartista, quella dopo con la Spal da regista perché non c’era Leiva. Mi stavo allenando bene da diversi mesi, poi il mister mi ha dato fiducia. Il resto lo conosciamo.

Ha vinto 5 derby segnando 3 gol. Com’era l’attesa?

Pazzesca. I tifosi in quella settimana cambiano faccia, sbagliano anche a lavoro talmente sono distratti. In più so anche l’impegno che ci mette la curva per quelle meravigliose scenografie. Il tifoso laziale è diverso dagli altri: la fede per la Lazio viene prima di tutto.

I migliori ricordi nelle stracittadine? 

Direi la doppietta nel 3-0 del 15 gennaio 2021, peccato solo per lo stadio vuoto causa Covid. Poi il primo con Sarri, il 3-2 in cui segnano Sergej, Pedro e Felipe.

Ce n'è un altro per il quale lei è celebre… 

Quello del “Se hanno sentido encu**” (ride, ndc). Ero contento non per la vittoria in sé per sé, ma proprio per come andò. Loro avevano parlato tanto prima e alla fine erano tutti impazziti. Rimarrà nella storia per sempre.

Con Sarri è stato odi et amo… 

Perché abbiamo un carattere simile, ma come in tutte le relazioni sane abbiamo preso la strada giusta.

Durante la pausa per il Mondiale 2022 stava per lasciare la Lazio: cosa successe?

Volevo andare via perché non trovavo continuità, ma quando ho comunicato il mio pensiero Sarri mi ha risposto: “Tu non vai da nessuna parte. Per come ti stai allenando la formazione sarà Luis Alberto più altri dieci”. E così fu.

E invece nell’estate del 2023?

Lì dipendeva tutto dal rinnovo. Ogni giorno cambiavano le carte in tavola, ma il mister è sempre stato dalla mia parte. 

Che ne pensa del suo ritorno a Formello?

Sarri deve avere determinati giocatori per fare il proprio calcio. Ha trovato una squadra costruita per un altro tecnico e senza poter fare acquisti. Però lui è un maestro e di sicuro troverà un modo per cambiare qualcosa in base al gruppo che ha, ma i giocatori dovranno mettersi a disposizione.

La Lazio è stata l’unica squadra della Serie A a non poter fare mercato…

Per un nuovo allenatore è difficile, io sarei arrabbiato, ma tanto sia per il tecnico che i tifosi sarebbe una guerra persa. Si può solo attendere gennaio.

Con la dirigenza invece l’amore non è mai sbocciato…

Ha sbagliato tante cose. Secondo me i tre momenti cruciali sono stati l’addio di Inzaghi, quello di Tare e infine quello di Sarri. Lì si era capito che non si sarebbe andati da nessuna parte. In più quando subentra gente che non ci capisce tanto di calcio diventa difficile e ora lo sarà ancora di più. O rinnovano tutto o sarà dura. Menomale che c’è un allenatore che dice quello che pensa e capisce di calcio, almeno lui. Ma se il resto delle persone non lo seguono….

A Formello ci sono diversi suoi ex compagni in attesa da tempo per il rinnovo, lei può capirli… 

Io quando mi stancavo delle parole non mantenute, non mi presentavo. La gente diceva che era solo per i soldi, ma il tifoso che mi conosce davvero sa che era una questione di rispetto. Non si cambiano gli accordi di giorno in giorno, i giocatori a lungo andare si stufano. Ma queste cose lì non cambieranno mai.

Sente ancora qualcuno?

Patric, che sta in un momento buio, Gila e Pedro. Poi Zaccagni, con cui in estate mi sono visto a Ibiza, mentre Cataldi l’ho visto a maggio a Roma insieme ai magazzinieri e i team manager. Roma è la mia seconda casa e chissà se un giorno non diventerà la prima (ride, ndc).

La squadra del 2019-20 oggi potrebbe lottare per lo Scudetto?

Maledetto Covid, eravamo pazzeschi. Scudetto non lo so, il calcio è cambiato molto. Sicuro arriverebbe in Champions.

Come va in Qatar?

Non me l’aspettavo così bene. La mia famiglia è felicissima e quando le pressioni scendono si sta meglio. Purtroppo riesco a giocare meno a golf perché fa troppo caldo. È un’eterna estate.

Piani per il futuro?

Mi piacerebbe allenare, ma per ora voglio giocare almeno altri 3 o 4 anni se il corpo mi assiste.

Quali modelli ha?

Fabregas, Xabi Alonso e Guardiola. In più ho avuto la fortuna di essere allenato da Inzaghi e Sarri. Mi piace il 4-3-3 e il 4-2-3-1, e con me il 10 giocherà sempre. 

Ora alla Roma c’è Gasperini. Che derby si aspetta?

Le partite con la sua Atalanta erano sempre toste. Nei derby cambia tutto, non si guarda la classifica. È come se fossero due gare secche durante l'anno. Ci sono due allenatori nuovi che hanno ancora bisogno di tempo per lavorare, per questo penso che sarà un match di attesa, quasi pauroso.

Su chi scommette?

Pedrito, sono le sue gare. Ma se devo pregare per qualcuno affinché segni, allora dico Cataldi. Sarebbe davvero bello.

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