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Il tecnico della Samp Dejan Stankovic ha analizzato la sconfitta ai microfoni di Sky Sport: "Andiamo avanti, sono deluso per il risultato ma non per come hanno giocato i miei ragazzi. Purtroppo questo è il calcio, abbiamo giocato contro una squadra molto forte e con obiettivi diversi dai nostri: hanno una delle migliori difese, contro una squadra così non si possono avere 7-8 occasioni da gol ma bisogna sfruttare le 2-3 che ti capitano. Stasera le due punte erano Gabbiadini e Lammers. Devo pensare alla squadra, senza sbilanciarmi troppo, ma si può rischiare di più. Stasera siamo passati al rombo dopo aver subito gol. Abbiamo lavorato bene e scelto come stare in campo in base ai giocatori a disposizione: ci vuole più tranquillità davanti alla porta. Abbiamo perso tanti punti dall'80' al 95', ma finché non c'è la matematica non mollo: di alzare la bandiera bianca non se ne parla. I miei ragazzi stanno dando tutto, ma purtroppo non basta. Non voglio mollare: giochiamo per un club importante, dobbiamo uscire sempre a testa alta. Non accetto la situazione, ma bisogna viverla e andare avanti".

IL RITORNO ALL'OLIMPICO E IL RICORDO DI SINISA  "Ho vissuto tante emozioni, è tutto ancora fresco. Prego per Arianna e per i bellissimi figli di Sinisa, con cui sono andato a parlare: Dio dia loro la forza per andare avanti. E' sempre bello tornare all'Olimpico, abbiamo vinto tanto ma avremmo potuto conquistare anche qualcosa in più. Ho vissuto anni fantastici".

Il tecnico blucerchiato è intervenuto anche a Dazn.

Come si torna a casa dopo una prestazione così? “Con l’aereo tutti insieme. Prestazione dignitosa dei ragazzi che hanno giocato un buon calcio. La Lazio è ben costruita, ben allenata e con campioni di alto livello. Ci è mancata un po’ di lucidità davanti alla porta. Non siamo una squadra che può creare dieci occasioni a partita. Per vincere serve segnare. Continuo a lavorare e cercare di migliorare le prestazioni”.

La lucidità si allena? “Non lo so, che domanda strana. Quando non sei fisicamente preparata ti manca di sicuro. Ma i ragazzi stanno bene anche fisicamente. Ci voleva un po’ di tranquillità in più. Ogni partita per noi è come se fosse l’ultima. Non è facile giocare con l’acqua alla gola. È per questo forse che ci manca un po’ di lucidità. Non molliamo”.

Ti serve dignità anche dalla società? “Io so solo dove sta il campo e il centro sportivo. Li è il mio lavoro. Cerco di allenarli nel lavoro che dio gli ha regalato. Cerco di difenderli dalle cose esterne. Sono un uomo di campo e di spogliatoio che vuole migliorare questi ragazzi ogni giorno. Continuiamo a lavorare, del resto non posso parlare".

Come andare avanti? “Chi ha paura del non successo non avrà mai successo. Cerco di tenere il gruppo unito dando tranquillità ai miei ragazzi”.

Come è stato tornato a Roma? “È passato poco tempo, poco più di due mesi dalla scomparsa di Sinisa. È lui che mi ha portato via tutte le parole. È troppo presto. Nel mio mondo sono triste, ma prego ogni giorno per Arianna e i ragazzi di andare avanti con le parole di Sinisa. Il loro dolore è immenso. So quanto lui è stato importante per me, quanto l’ho amato e rispettato e gli rendo onore”.

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