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EDITORIALE - Ci lasciava un anno fa Vincenzo D'amico al termine di una maledetta malattia che l'ha portato via troppo presto dai suoi cari e dalla sua Lazio. "Ha salvato la Lazio dalla Serie C" il ricordo che tutti i tifosi hanno di Vincenzino che è più forte di quello della storica vittoria dello Scudetto nel 1974. Sempre pronto alla battuta, mai banale si è fatto voler bene anche dopo che ha appeso gli scarpini al chiodo. Quel Lazio - Varese però è riemerso in tutta la sua importanza nonostante siano passati 42 anni. Quella tripletta che è valsa la sopravvivenza può essere paragonata solo ai gol di Fiorini contro il Vicenza e di Poli contro il Campobasso. Se una tifoseria intera ed una città può ammirare la Prima Squadra della Capitale in Serie A lo deve ad uno dei più grandi laziali di sempre che ha deciso di scrivere una storia diversa. Vincenzo D'Amico ha deciso di evitare di far cadere il simbolo che unisce migliaia di famiglie nel baratro più assoluto. Un uomo prima che un giocatore che ha messo la Lazio in cima alle sue priorità e per lei ha rinunciato agli onori ed alla gloria che avrebbe potuto raccogliere altrove. Il giorno del suo funerale un coro più di tutti ha riecheggiato per le strade di Roma "AI VERI LAZIALI BATTIAMO LE MANI...!!!"

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