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Torna a parlare Maurizio Sarri e lo ha fatto ai microfoni del Corriere della Sera dove tra i tanti argomenti è tornato anche sul suo addio alla Lazio. 

Sarri, lei senza calcio proprio non sa stare… 

Eh, no. Quando senti l’energia, la voglia di campo che cresce non puoi stare senza. Le prime settimane dopo aver lasciato la Lazio ho staccato completamente, avevo bisogno di riposo mentale e sono stato preso anche da problemi familiari. Adesso mi manca, e tanto.

Col valzer degli allenatori in serie A a lei non sono arrivate telefonate? 

Non da club italiani, purtroppo. E sinceramente un po’ mi spiace, c’erano panchine libere in squadre che immaginavo potessero fare per me. Non sono stato interpellato neanche per una chiacchierata. Sono i presidenti a decidere, ci mancherebbe. Ma meritavo di essere ascoltato almeno un quarto d’ora.

Si riferisce, per esempio, a Milan e Fiorentina? 

Erano due squadre adatte a me, certo.

Si è dato una spiegazione? 

Si punta sui giovani, e va anche bene. Ma l’esperienza resta un valore, non va cestinata. Basta vedere l’età degli allenatori che quest’anno hanno vinto Conference, Europa e Champions League: 63, 66 e 65 anni. Non è un caso. Poi, certo, se nessuno mi ha cercato probabilmente è stato perché ho sbagliato anche io qualcosa, una riflessione intima va fatta.

E se fosse per le etichette che negli anni le sono state attribuite? Qualche lamentela di troppo… 

Calendari affollati e terreno di gioco spesso non all’altezza? Sì lo ribadisco. Il punto è che lo hanno detto anche Klopp e Guardiola ma nessuno ha commentato, se è Sarri a lamentarsi e allora apriti cielo. Faccio io una domanda a lei: si farebbe operare da un chirurgo che ha il bisturi arrugginito? Bene, un calciatore non può giocare in un campo non idoneo.

Ha un rimpianto? 

Forse il Milan, ci ero andato vicino vicino e poi non mi vollero. Venne il Napoli, l’esperienza più intensa della mia carriera.

Lascia la Lazio ed i soldi…

Ambiente appiattito, squadra intorpidita.

Il suo calcio è identitario, la modernità va verso la flessibilità, come la mette? 

Le mie squadre devono avere una fisionomia ma bisogna allenare i ragazzi anche rispetto agli avversari, sapersi adattare. Se così non fosse allenerei solo me stesso.


 

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