header logo

EDITORIALE - Non è servito nemmeno il gol di Provedel contro l'Atletico Madrid per dare la scossa alla Lazio. La squadra di Sarri ieri sera è sembrata lontana parente di quella che abbiamo ammirato la scorsa stagione. Troppe le cose che non vanno per dare la colpa ai singoli oppure ad un reparto oppure all'assenza di Milinkovic. E' stucchevole come la memoria di alcuni si dimentiche che lo scorso anno nel periodo peggiore del Sergente da gennaio ad aprile la squadra di Sarri ha avuto un rendimento stratosferico, andando a guadagnare quei punti di vantaggio sulle avversarie che le hanno permesso di arrivare seconda.

Ecco proprio quel posto sul podio della Serie A ha creato aspettative nei tifosi e troppe certezze nei calciatori ed anche nel tecnico. Una squadra che tutto d'un tratto si è ritrovata orfana del suo giocatore migliore, priva di quella disciplina tattica che l'aveva contraddistinta soprattutto nella fase difensiva e con l'ambiente che in maniera maccheronica contesta il suo Capitano. L'analisi che bisogna fare però è più profonda in quanto se in queste prime 6 gare della stagione non stanno funzionando le certezze della scorsa stagione, eccezion fatta per Luis Alberto, mentre i nuovi arrivati sono ancor poco incisivi. Al tempo stesso il tecnico è sembrato entrare un po' in confusione se non fosse che in questa stagione la panchina è decisamente allungata e il tecnico può fare delle scelte in base alle esigenze del caso.

Con una squadra che sembra in totale involuzione le maggiori responsabilità vanno ricercate nel tecnico che nemmeno ieri sera è riuscito a dare sicurezza ai giocatori ed una scossa alla squadra a gara in corso. Tutti i giocatori impiegati sono sembrati essere sempre in difficoltà dall'intraprendenza degli avversari che per larghi tratti hanno preso la scena nello Stadio Olimpico. L'unica cosa che sembra essere positiva è il risultato che in una gara peggiore rispetto a quella disputata contro il Genoa ha portato almeno un punto alla squadra allenata da Sarri.

I problemi risultano essere molteplici e le soluzioni potrebbero non essere immediate. Il tecnico e la squadra devono prendere coscienza che si sono messi in una situazione di estremo svantaggio dalla quella possono uscirne solo come gruppo e non come singoli. Remare dalla stessa parte stavolta è necessario come estraniarsi da un ambiente che già sta celebrando il de prufundis. Deve essere il momento del silenzio perché di frasi ad effetto ne sono state dette molte.

"Basta parole!!! Testa bassa e pedalare..." questo vecchio rimedio per numerosi mali deve essere il punto da cui ripartire per raddrizzare questa stagione.

EDITORIALE - Cronistoria di una Scudetto: Sono le 18:04 del 14 maggio 2000, la Lazio è campione d'Italia
Lazio - Monza, l'analisi del giorno dopo di Augusto Sciscione

Sito di informazione ed approfondimento sulla S.S. Lazio.
Diretto da Franco Capodaglio

Powered by Slyvi