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"Amo lo sport, le donne e la vita. Ogni giorno che passa è un giorno felice". Le passioni di una vita, insieme alla Lazio, naturalmente, la società che lo ha amato e osannato prima in campo poi da osservatore. La società a cui Roberto Bob Lovati ha dato tutto se stesso. A 13 anni dalla sua morte, il suo nome è scritto tra le stelle del cielo biancazzurro: è stato portiere di grande livello negli anni '50-'60. Le maggiori presenze (135) le ha collezionate con la maglia biancoceleste. Nel club capitolino era rimasto poi come allenatore delle giovanili, preparatore dei portieri, tecnico della prima squadra e poi dirigente. Due le sue presenze con la maglia azzurra.

Un uomo elegante, simpatico, sorridente e misurato che riusciva a cancellare anche l'odio stracittadino. Dal Nord arrivò nelle Capitale nel '56, sei stagioni a difendere la porta della Lazio. Bravissimo nelle uscite e famoso per il rinvio di pugno nelle situazioni più difficili. In Nazionale fu di passaggio: nel '57, durante la trasferta a Zagabria, Lovati fu battuto per ben sei volte (e i romanisti lo sfottevano e lo chiamavano "Bob a sei"), conto la Jugoslavia.

Con la maglia biancoceleste Lovati vince la prima coppa Italia nel '58. Da calciatore appese gli scarpini al chiodo nell'estate giovanissimo, a 33 anni, ma restò in casa Lazio. Dal giorno dell'addio al calcio giocato, Bob è diventato un punto di riferimento fuori dal campo per la società capitolina. Istruttore dei giovani, osservatore, dirigente, vice-allenatore e allenatore della prima squadra. Celebre il suo bel rapporto con Maestrelli. Quando il Maestro si ammalò, fu Locati a prendere le redini della squadra gestendo un periodo terribile.

Il suo curriculum da calciatore con la Lazio è di 146 presenze complessive, di cui 135 in campionato e 11 in Coppa Italia. Il bilancio da allenatore è di 105 partite (93 in campionato e 12 in Coppa Italia). A Formello  è sorta anche l’Academy “Roberto Lovati”, centro per giovani dedicato all’ex portiere dei biancocelesti Bob.

Qualche anno fa uno striscione della Nord racchiuse quello che Lovati ha rappresentato per la Lazio:

"Bob è stato e sarà la Lazio". Passione sportiva, l'esserci anche quando tutto sembra andare male. L'eleganza. Perché anche quando un giorno ha lasciato la sua scrivania a Fornello, ha sempre ringraziato per una tessera allo stadio, o un cancello aperto. "Signori si nasce", per dirla con Totò. Ed è sempre un onore sapere che uno con i valori tecnici ed umani di Roberto Lovati abbia fatto la storia di questo club.

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