Ucraina, De Zerbi: “Qui per proteggere i miei giocatori. Se li chiamano alle armi? Hanno 18-20 anni…”
Mister De Zerbi, bloccato in Ucraina, ha parlato a Radio DEEJAY: “Di notte sentiamo cadere le bombe, non capisco perché il calcio non si sia fermato. Ma non lascio da soli i miei giocatori”. L’ex tecnico del Sassuolo qualche giorno fa era stato avvisato della possibilità dello scoppio di una guerra, ma ha voluto restare con i propri giocatori.
Roberto De Zerbi:”Mancano scorte di benzina e cibo per scappare”
“Siamo in contatto continuo con l’ambasciata italiana a Kiev. Ci hanno consigliato di restare fermi in hotel a Kiev per diversi motivi. La strada che porta ai confini è bloccata, si fanno code chilometriche. Si parla di 70 km di coda. Le scorte di benzina sono insufficienti, come quelle di cibo. Anche mettersi in viaggio è una questione di sopravvivenza. Uscire dall’hotel sarebbe molto pericoloso”.
Le bombe di notte
“Mercoledì notte abbiamo sentito cadere le bombe, ma anche stanotte. Ci tranquillizzano dicendo che ai civili non succede niente. O meglio, che ai civili stranieri non dovrebbe succedere niente. Ma nessuno si è mai trovato in questa situazione. Siamo rimasti solo noi in hotel, io e i giocatori brasiliani. Non c’è nessuno del club. Io mi attacco ai valori che mi ha dato mio padre, quindi sto con i ragazzi più giovani per far vedere che ci siamo. Per me è una cosa giusta. Non so se questo ci faccia stare bene, abbiamo paura. Ma non possiamo permetterci di mettere la paura davanti alla vita”.
Preoccupazioni
Sono preoccupato da morire per i giocatori ucraini. Qualcuno è da solo, qualcuno può essere chiamato alle armi, anche ragazzi di 18/20 anni. Noi torneremo nel loro Paese, loro saranno comunque in mezzo ai guai. La cosa che mi fa diventare pazzo è non poterli aiutare in nessun modo. Chi non sa di calcio, di un gruppo, di cosa voglia dire la responsabilità magari mi prende per c…, ma a me dispiace vedere così i miei ragazzi.
La situazione