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TATTICAMENTE PARLANDO – L’analisi di Italia-Inghilterra 1-1 (4-3 d.c.r.)

Una vittoria di una squadra. Un trionfo di una nazione intera, da nord a sud, senza linee che delimitino le regioni. Accenti ed origini che si mescolano. Un popolo unito che si abbraccia, dopo aver passato più di 1 anno di sofferenza, sotto gli stessi colori che lo contraddistinguono da sempre in tutti gli angoli e le parti del mondo. Come se fosse composto da 60 milioni di fratelli, accomunati dallo stesso sangue che scorre incessante nelle loro vene. Un successo di gruppo. Meritato, sofferto e sudato. Lacrime di gioia in quel di Londra, che ancora una volta si tinge di azzurro, almeno per una notte. Così come il suo cielo.

Sembra ieri quando disperati ed increduli, facevamo fatica a credere di non esserci qualificati per i Mondiali di calcio di Russia 2018. D’allora, con l’approdo sulla panchina italiana di mister Mancini, tutt’altra musica. Una melodia chiara. Poche parole, tanti fatti. Principi veri e sani valori. Amicizia, senso di appartenenza ed attaccamento alla maglia. Questi i principali punti cardine, tra i tanti non citati, di un’insieme di calciatori partecipi ad un cambiamento avvenuto ormai da tre anni a questa parte, per dare un segnale di riscatto, di rivoluzione. Per riportare l’Italia dove veramente merita di stare. Per dare una ventata d’aria innovativa.

Questo infatti serviva e questo è fortunatamente avvenuto. Così come il trofeo conquistato nella serata magica di ieri, ai danni dell’Inghilterra padrona di casa, per mano dei calci di rigore nella finale di Euro 2020. Dopo quello del lontano 1968, è il secondo Europeo che si va ad aggiungere al nostro palmarès. Un coronamento di un torneo perfetto. Condito da nessuna sconfitta, 13 goal fatti e 4 subiti. Un capolavoro calcistico vero e proprio. L’Italia ha vinto, gli italiani anche. Più forti di tutto e tutti. Alla fine anche degli inglesi. Della loro eccessiva sicurezza in se stessi, della saccente modalità di disprezzo verso il tricolore. Del tatuarsi addosso la vittoria prima di disputare la finale, della certezza di credersi superiori. Dei fischi all’inno di Mameli e delle mani dei nostri giocatori rifiutate in segno di una sportività ricambiata solamente a metà.

Ma adesso, andiamo a parlare della gara in sé per sé analizzando con la consueta rubrica TATTICAMENTE PARLANDO, le due reti siglate nel recente match giocatosi a Wembley.

ITALIA-INGHILTERRA 0-1 (Luke Shaw al 2′)

Neanche il tempo per mettersi seduti sul divano e stapparsi una birra, che si passa subito sotto. L’azione del goal di quel che sarà poi solo un momentaneo vantaggio per “i Tre Leoni”, nasce ad un prolungato giro palla. Partito dalla retroguardia difensiva e avanzato sulla soglia del cerchio del centrocampo, dove inaspettatamente si è fatto trovare pronto Kane a ricevere il pallone. Una volta averlo stoppato, controllo orientato e cambio di gioco sulla fascia di destra. Quella di competenza di Trippier. Il calciatore in forza all’Atletico Madrid, dopo aver controllato la sfera e aver fatto qualche finta per prendere qualche metro a sfavore dei calciatori italiani, riesce a mettere un cross perfetto con il contagiri sui piedi di Shaw. Che indisturbato, per demerito di Di Lorenzo, realizza lo 0 a 1 con un bel tiro di esterno sinistro di controbalzo insaccatosi sul primo palo di un Donnarumma immobile.

ITALIA-INGHILTERRA 1-1 (Leonardo Bonucci al 66′)

Dopo un primo tempo privo di grandi emozioni, oltre alla rete inglese e al tiro dalla distanza di Chiesa, l’Italia trova un meritato pareggio. Passavano minuti e l’idea che gli uomini di Mancini potessero trovare il goal dell’1 a 1 sembrava avvicinarsi sempre di più, sino a verificarsi realmente. Ennesimo corner conquistato. A saltare, insieme ad 8 giocatori di Southgate, 5 azzurri. Nonostante l’inferiorità numerica, una volta aver battuto il calcio d’angolo con Berardi, sul primo palo Cristante in qualche modo spizza la palla girandola in area di rigore. Dove prima di tutti, anche di Chiellini sovrastato da Stones, arriva Verratti colpendo il pallone di testa. Parata miracolosa di Pickford, aiutato anche dal legno, che però grazie a quest’ultima fortunata deviazione, non può far nulla al successivo tap-in vincente a porta vuota di Bonucci.