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Lazio: Dieci anni senza Bob Lovati

“I ricordi, che siano essi felici o tristi, sono le tappe più importanti del nostro viaggio; si sbiadiscono con il tempo ma restano sempre vivi dentro di noi.”

Dieci anni fa ci lasciava Roberto “Bob” Lovati, grande bandiera laziale. Il suo amore per i colori, la sua sportività e signorilità, i suoi modi eleganti sono tra quei comportamenti da tramandare di padre in figlio. Portiere prima, nella sua carriera da giocatore, dirigente, allenatore, osservatore poi. Lovati era un simbolo della la società. Una leggenda: lo cercavi con lo sguardo, fuori lo stadio o in tribuna, e lo trovavi regolarmente presente: giacca blu, pantaloni chiari, lucente per eleganza e stile.

Ineguagliabile uomo, che ha incarnato al meglio la lazialità nella lunga storia del club biancoceleste. E’ stato il capitano del primo trofeo conquistato dalla Lazio, la Coppa Italia ’58. Braccio destro di Maestrelli nella Lazio più pazza e romantica di sempre, quella del primo scudetto, vinto contro tutto e tutti. Un lunghissimo attaccamento, perdurato fino al giorno della sua morte, il 30 marzo 2011.

Bob, uno di quelli che saresti stato ad ascoltare per ore: la Lazio era la sua vita. Tanto da restarci vicino per oltre cinquant’anni. Perché Lovati, al pari di Maestrelli e Chinaglia, è simbolo senza tempo, da portare orgogliosamente come vanto. Una leggenda da studiare per chi non lo ha vissuto. Un’icona che ancora oggi vive nel cuore e nei ricordi di chi lo ha amato, di chi ama la Lazio. Una stella luminosa che riluce, lassù nel cielo biancazzurro e in tutto il firmamento.