Lazio, storia di strumentalizzazioni
Siamo alle solite, in uno scenario già visto tante e tante volte in questi anni, soprattutto quando si avvicinano i momenti chiave della stagione sportiva. Senza andare a ritroso nel processo per ricordare l’epilogo dello scandalo scommesse che vide la prima squadra della Capitale sulle prime pagine per l’arresto del capitano Mauri rivelatasi poi una bolla di sapone, visti gli esiti inesistenti al momento della giustizia ordinaria, nonché quelli modesti della giustizia sportiva.
Lo scorso anno era, invece, balzato all’onore delle cronache il caso Zarate, grazie al servizio confezionato dalla “iena giallorosssa” Filippo Roma che aveva dato spazio alle accuse dell’ex procuratore Luis Ruzzi circa il mancato pagamento dell’ingaggio del suo assistito nonché dell’avvenuto raggiro delle norme in materia fiscale. Anche in questo caso dopo il grande clamore mediatico ed una repentina apertura di un’indagine della procura federale il caso si è dissolto con un’archiviazione che ha gettato nell’oblio più totale anche questo maldestro tentativo di attacco mediatico. Anche in questo caso la procura federale non ha perso tempo nell’intraprendere un’indagine basata unicamente sulle farneticanti dichiarazioni di un ex procuratore caduto in disgrazia.
Negli ultimi mesi dell’anno è arrivato l’assalto alla baionetta delle truppe cammellate che fanno capo al buon Urbano Cairo che, ignorando i problemi del suo Torino ai margini della zona retrocessione, ha dato largo spazio ad ogni sua risorsa editoriale, in primis, la Gazzetta dello Sport per aumentare il clamore mediatico su un presunto caso tamponi in casa Lazio. Anche in questo caso la Procura Federale, che ormai si muove a comando dei media ha aperto un’indagine che però nulla attiene con quanto denunciato dalla Gazzetta. Il quotidiano del gruppo di Cairo, infatti, alimentato dalla voglia di sensazionalismo nonché dall’esigenza di aumentare le tirature ha dato risalto ad un’indagine della procura di Avellino suo centro di analisi cui la Lazio si rivolge per effettuare i tamponi dei propri calciatori. Le miriadi di articoli, in maniera confusionaria, in qualche maniera hanno provato a gettare la Lazio all’interno di questa indagine che però la vede unicamente come spettatrice non essendo la stessa parte in causa di eventuali trasgressioni operate dal centro di Avellino.
In maniera parallela si è mossa la Procura Federale in ordine all’eventuale anomalie riscontrate nelle gare della Lazio contro il Torino e la Juventus disputate a ridosso delle partite di Champions League contro Bruges e Zenit. In tal senso le violazioni contestate nel deferimento sono quelle di omessa comunicazione e di mancato rispetto del protocollo sanitario in vigore sui calciatori positivi, che sarebbero dovuti andare in isolamento. In questo senso la Giurisprudenza sul protocollo sanitario è in continuo divenire, come dimostra il caso Juventus – Napoli che ha visto la tesi dei partenopei trionfare a seguito della sentenza del Collegio di Garanzia del Coni, dopo che nei primi due gradi era stata disposta la sconfitta dei partenopei a tavolino e la disposizione di un punto di penalizzazione. In questo clima di incertezza normativa e giurisprudenziale si muovono i soliti sciacalli dell’informazione, spinti dalla bramosia di avere i loro cinque minuti di visibilità alle spalle della Lazio, i quali hanno già paventato se non augurato punti di penalizzazione se non la retrocessione dei biancocelesti. Sono tutti ben pensanti che conoscono bene il sistema dell’informazione che ti mette sulla cresta dell’onda quando, ignorando le più basilari norme di diritto quali quella riguardante la presunzione di innocenza, puoi dare spazio a fiumi di parole al vetriolo che risultano però palesemente accompagnate dal loro flatulento alito, che le rende credibili come una moneta da tre euro. Siamo sicuri però che come già accaduto sempre nel recente passato che qualora la Lazio dovesse dimostrare nelle sedi competenti la liceità della sua condotta o la tenuità ed irrilevanza delle sue omissioni, questi operatori della disinformazione non daranno spazio a tale notizia per non macchiare la loro miserrima reputazione professionale dall’aver preso l’ennesima toppa.