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Atalanta-Lazio: non è successo niente, manteniamo la calma

Un primo tempo da scudetto, il secondo da incubo. Da Atalanta ad Atalanta. Il ciclo si chiude.

Non è successo niente, manteniamo la calma.

Continuo a ripetermelo come un mantra.

Si sapeva che sarebbe stata una gara difficile. Forse la più difficile di tutte, dopo tre mesi di silenzio. Ripartire da Bergamo, lo avevamo previsto, sarebbe stata una lotta impari su un campo che difficilmente perdona. L’Atalanta è la squadra che, senza nessun dubbio, ha la migliore condizione fisica, quasi come se non si fosse mai fermata. La Lazio ha peccato di presunzione, a tratti. Doppio vantaggio e clamorosa rimonta orobica. Stramazzati al suolo dopo appena 35 minuti di gioco. Houston, abbiamo un problema. O forse no.

Non è successo niente, mantentiamo la calma.

Quando si vince, lo si fa tutti insieme; allo stesso modo quando si perde. Non puntiamo il dito sul singolo elemento, sulla rosa corta, sui cambi risicati. Sappiamo già tutto. Abbiamo già letto tutto. Dal gol della rimonta dell’Atalanta in poi, sui social sono tornati gli allenatori da tastiera (che fino a ieri si occupavano di virologia applicata alle mascherine). Quelli del “È colpa di Inzaghi”, “Strakosha non può stare in porta”, “Non andremo nemmeno in Champions, altro che Scudetto” e potremmo citarne a centinaia. Qualche errore di troppo c’è stato, è innegabile. Per citare le parole di Simone Inzaghi in conferenza, due dei tre gol erano evitabili. Sicuramente c’è tanto da lavorare e tanto da migliorare, ma come si può colpevolizzare una squadra imbattuta da 21 giornate?

I giocatori che oggi criticate, sono gli stessi che ci hanno regalato una stagione impensabile, un sogno che nessuno di noi ha osato raccontare, per paura che potessero svegliarci dal torpore. Il gruppo, la famiglia Lazio. La stessa che è scesa in campo a Bergamo senza tifosi, che svolgono un compito fondamentale nella catena di montaggio e l’assenza si è fatta sentire. Nel silenzio del Gewiss Stadium, le uniche voci che si sentivano erano quelle della panchina biancoceleste. Il solito Simone Inzaghi, fino alla fine dell’ultimo minuto di recupero, non ha mai smesso di incitare i suoi ragazzi per riagguantare almeno il pareggio. Non ci siamo riusciti. Ma non è successo niente, manteniamo la calma.

Nel 2000, la Juventus aveva ben più di 4 punti di vantaggio, eppure il finale di quella storia lo conosciamo bene. Non è vero che è tutto finito, che è tutto perduto. E se anche non dovessimo centrare l’obiettivo scudetto, non va dimenticato che non era quello l’obiettivo della stagione. Ci siamo ritrovati, per merito e non per fortuna (come molti asseriscono) a lottare per un qualcosa che, almeno sulla carta, non sarebbe destinato a noi. Ci sono squadre ben più attrezzate che sono dietro di noi e non di 4 punti.

Sarò una sentimentale, ma dopo tre mesi senza Lazio, il solo fatto di averli visti tornare in campo, è già una vittoria. Adesso c’è la Fiorentina, non c’è tempo per analizzare, per colpevolizzare, per puntare il dito contro questo o quello. Ora bisogna restare uniti. Non diamola vinta a chi aspettava un nostro passo falso per provare soddisfazioni che, altrimenti, dovrebbe ricercare nella playstation dei figli. Oppure a chi è talmente terrorizzato, da godere per la vittoria di una sua concorrente diretta per il quarto posto.

Noi siamo diversi, ed è in momenti come questo che dobbiamo dimostrarlo.

Testa alta, schiena dritta e cuore oltre l’ostacolo. Abbiamo perso una battaglia, la guerra è lunga. Non avremo un esercito numeroso, ma gli uomini valorosi non ci mancano.

Non è successo niente, manteniamo la calma.

Oggi è un giorno nuovo. Niente è perso, tutto è ancora da scrivere.