Lazio-Genoa, Francesco Baccini: “La Lazio può lottare per i primi posti ma il mio Genoa è la sua bestia nera”
Archiviata la sconfitta di San Siro, i ragazzi di Inzaghi sono chiamati ad affrontare il Genoa di Andreazzoli nella prossima sfida di campionato, in programma domenica alle 15.00 allo Stadio Olimpico. Per la rubrica ‘Il Tifoso VIP’, la nostra redazione ha contattato Francesco Baccini, cantautore genovese dalla fede rossoblu con un insospettabile passato nelle fila dei blucerchiati. Nel corso della lunga intervista, Baccini (vincitore, tra l’altro, di due prestigiose targhe Tenco e che quest’anno festeggia i 30 anni di carriera) ci racconta della sua passione per il calcio, nata quando era poco più di un bambino, e ci anticipa alcuni progetti a cui sta lavorando e che saranno pubblicati a breve.
Ciao Francesco, innanzitutto ti chiedo da dove inizia la tua passione per il Genoa e cosa ti ha portato ad essere oggi uno dei tifosi più rappresentativi della squadra genovese?
“La storia è un po’ strana. Io ho iniziato a giocare a pallone a 6 anni e a 9 anni sono entrato nei pulcini della Sampdoria, considerando che mio padre era genoano, ti lascio immaginare la contentezza (ride ndr.). Ovviamente, in quella fase della mia vita ero sampdoriano. Intorno ai 15 anni ero arrivato a essere un promettente portiere nella Primavera della squadra blucerchiata ma, a causa di un brutto incidente che mi ha costretto a tre interventi ed un lungo periodo di riabilitazione, ho dovuto abbandonare il mio sogno di diventare un calciatore. Nonostante non sia riuscito a diventare un calciatore, come avrei voluto, mi sono riscattato con la Nazionale Cantanti, dove ho giocato per 10 anni, calpestando prati di stadi molto importanti. Un anno dopo il mio incidente, è venuto a mancare mio padre. Noi andavamo sempre allo stadio insieme, una volta a vedere il Genoa, una volta la Sampdoria. Una domenica andai a vedere il Genoa e ne rimasi folgorato, scoprendo di essere in realtà un tifoso genoano! Ma non solo… Ho scritto l’inno del Genoa e oggi non salto una partita! È capitato addirittura in Cina, durante una tournée di aver seguito una gara in piena notte con alcuni cinesi diventati poi a loro volta simpatizzanti genoani. Il mio percorso è quindi stranissimo, specialmente per chi come me ama il calcio e gioca per tanti anni. Passare da una squadra all’altra della stessa città sembra incredibile. Con il Genoa è stato letteralmente un colpo di fulmine. La cosa che mi dispiace è che mio padre non mi ha mai visto tifare Genoa, ne sarebbe stato felice, considerando anche che spesso era con me sugli spalti nel derby tra i tifosi sampdoriani pur tifando Genoa. Il tifo non era come adesso e la cosa si fermava al semplice sfottò. Oggi non sarebbe più pensabile.”
La passione per la musica, invece, quando è nata?
“Quasi in contemporanea con quella per il calcio. Ricordo che, quando avevo 7/8 anni, per Natale mi regalarono un organetto Bontempi, che era tipico in quegli anni e io lo suonavo per giornate intere. Nessuno in casa mia suonava. Io vengo da una famiglia di operai, molto umile. Mio padre, riuscendo a percepire la mia passione per la musica, decise di farmi studiare pianoforte, che all’epoca era considerata una cosa ‘da ricchi’. In casa mia si era creata una sorta di processione per venire a vedere questo pianoforte, che non aveva nessuno nei quartieri popolari di Genova. I miei genitori hanno fatto tanti sacrifici, lavorando anche nel weekend per permettermi di studiare. Devo a loro il fatto di essere riuscito ad arrivare dove sono oggi.”
In relazione alla tua carriera, quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ne ho moltissimi in questo momento: in questi ultimi anni mi sono dedicato molto al cinema e, proprio in questi giorni, è terminata la post produzione di un film che doveva uscire già lo scorso anno che si intitola “Credo in un solo padre” con Massimo Bonetti che è il protagonista. È un film drammatico che parla di violenza famigliare in cui interpreto uno dei figli di questo nonno-orco, una sorta di padre padrone ed ho curato tutta la colonna sonora del film. Inoltre, una novità di queste ore, una mia canzone che non ho mai pubblicato sarà la colonna sonora di un docu-film su Francesco Nuti, che verrà presentato al Festival del Cinema di Roma ad ottobre. Sempre per quanto riguarda il cinema, una regista francese sta producendo un film sulla mia vita. Quest’anno festeggerò i 30 anni di carriera ed è un traguardo molto importante. Se ripercorro la mia carriera, ho fatto talmente tante cose che faccio fatica a ricordarle tutte… Quelle che ricordo con maggiore soddisfazione, oltre ai due premi Tenco, sono senz’altro i miei duetti con Enzo Jannacci e Fabrizio De Andrè, che sono stati due eroi della mia adolescenza. Essere riuscito a fare della mia passione il mio lavoro è la più grande delle vittorie.”
Tornando alla partita di domenica, in cui il tuo Genoa sarà ospite della Lazio di Simone Inzaghi ti chiedo: come arrivano le due squadre?
“Sarà una partita strana quest’anno. La Lazio ha una grande media di occasioni da gol, crea moltissimo, ma non riesce a concretizzare. Molta è anche sfortuna, secondo me. Il Genoa è una squadra strana, perché è una squadra giovane e completamente nuova rispetto allo scorso anno. Siamo partiti benissimo all’Olimpico contro la Roma, recuperando una partita che sembrava persa, abbiamo giocato benissimo contro la Fiorentina, ma abbiamo avuto due battute d’arresto con l’Atalanta ed il Cagliari. Il pareggio contro il Bologna domenica, pur non giocando male, ha visto un Genoa molto timoroso, ma è comprensibile, viste le due sconfitte precedenti, che hanno un po’ demoralizzato i ragazzi. Considero sempre che le due punte (Kouamé e Pinamonti ndr) hanno 40 anni in due. Non sono abituati come altri a gestire il contraccolpo psicologico derivato da una sconfitta. Il fattore psicologico è molto importante nel calcio ed entrambe le compagini soffrono un po’ da questo punto di vista. Il Genoa, però, negli ultimi anni è sempre stato la bestia nera della Lazio (ride ndr.). Il Genoa è una squadra che si gasa con le squadre forti e sicuramente domenica con la Lazio saranno molto concentrati. Contro la formazione di Inzaghi, che crea molto gioco e molte occasioni, dobbiamo affidarci al contropiede che è la nostra arma.”
Il Genoa arriva completamente rivoluzionato, nell’organico come in panchina. Chi tra i nuovi ti sta dando maggiore soddisfazione?
“Sicuramente Radu. Quando è andato via Perin pensavamo tutti che avremmo rimpianto il portiere, invece Radu sta dimostrando grande personalità e sta crescendo molto. È arrivato in prestito dall’Inter, dove non aveva molto spazio, mentre qui al Genoa sta facendo grandi cose. Spesso i giovani trovano più spazio in società come la nostra, rispetto a squadre più blasonate nelle quali puntano più sui grandi nomi. Radu, come altri, è la dimostrazione che nel calcio il nome spesso conta poco. Conta la motivazione, la voglia di arrivare all’obiettivo, come nella vita.”
Una previsione sulla stagione del Genoa?
“Io mi auguro che sia una stagione tranquilla. Lo scorso anno abbiamo rischiato di retrocedere e ci siamo salvati solo all’ultima giornata. Sicuramente è stato un anno difficile. Credo che la squadra possa arrivare tranquillamente a metà classifica e, se la fortuna gira bene, può essere una sorpresa del campionato.”
Parlando della Lazio, come giudichi la formazione che, di base, è rimasta invariata rispetto alla scorsa stagione?
“La forza della Lazio è proprio non aver cambiato nulla, o quasi. I giocatori si conoscono alla perfezione e si è creato un grande gruppo. Le grandi squadre spesso tendono a rivoluzionare l’organico ogni anno, ottenendo meno risultati perché non bastano i grandi nomi. Il calcio è un gioco di squadra e, se la squadra non gira, è inutile avere grandi campioni. La Lazio attua una politica che ruota intorno ai soliti giocatori che, ormai, si conoscono e sanno come far girare palla. Purtroppo quest’anno è penalizzata dalla sfortuna: quando la palla non vuole entrare, nonostante crei tante occasioni, non è colpa della squadra. Nella gara contro l’Inter, ad esempio, il migliore in campo è stato il portiere. In quel caso ci vuole anche la fortuna. Sicuramente è una grande squadra e offre un gran bel gioco. Può puntare tranquillamente ai primi posti in classifica. Speriamo che riprenda a segnare… ma non da domenica (ride ndr.).”
C’è un giocatore che ‘ruberesti’ a Simone Inzaghi per portarlo al tuo Genoa?
“Immobile senza dubbio. Qui da noi ha vissuto un anno non felicissimo, in cui creava tante occasioni, ma non riusciva mai a fare gol. È una condizione molto frustrante per un attaccante che reputo, insieme al portiere, il ruolo più difficile (ma più bello) in una formazione: o salvi la partita o la cambi.”
Facciamo un gioco: scegli due canzoni che identifichino Genoa e Lazio in questa stagione…
“Bella domanda… Il Genoa, quest’anno, non sono ancora riuscito ad inquadrarlo. Dovessi però scegliere, più che un’identificazione è un augurio: scelgo ‘Ci devi fare un gol’. Per quanto riguarda la Lazio, che offre un gioco molto scoppiettante e divertente, ti dico: ‘Sotto questo sole'”.
In chiusura di quest’intervista, vuoi lanciare un messaggio particolare?
“Vorrei lanciare un messaggio a Kouamè: domenica, mi raccomando, facci un gol (ride ndr.)”